
Le aziende ed anche le PMI sono sempre più attente alle performance dei propri dipendenti e sono sempre più convinte che serva incentivare il raggiungimento di obiettivi e target condivisi.
Ma cosa succede quanto il rendimento di un dipendente non è all’altezza di quelli dei colleghi? Come può muoversi l’impresa?
La risposta è il licenziamento per scarso rendimento che a prima vista potrebbe sembrare la soluzione al problema enunciato, ma nasconde tante insidie.
Innanzitutto, non è espressamente disciplinato dalla legge italiana, ma è stato riconosciuto dalla giurisprudenza come una forma di licenziamento per giustificato motivo soggettivo, ovvero legato a un inadempimento del lavoratore. Affinché sia considerato legittimo, è necessario che:
- Il rendimento sia significativamente inferiore rispetto a quello dei colleghi in posizioni analoghe.
- La bassa produttività sia imputabile al lavoratore, escludendo cause esterne o organizzative.
- Sia rispettata la procedura disciplinare, garantendo al dipendente il diritto di difesa.
Ad esempio, la Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento di un dipendente bancario che, in un trimestre, aveva effettuato solo 16 visite a clienti rispetto alle 120 dei colleghi, acquisendo un solo cliente.
Falsi miti da sfatare
- “Posso licenziare un dipendente solo perché non raggiunge gli obiettivi”: Falso. Il mancato raggiungimento degli obiettivi non è sufficiente; è necessario dimostrare un inadempimento significativo e imputabile al lavoratore.
- “Non serve seguire una procedura disciplinare”: Falso. Anche in caso di scarso rendimento, è obbligatorio rispettare le procedure previste dallo Statuto dei Lavoratori, garantendo il diritto di difesa al dipendente .
Consigli pratici per le aziende
- Monitorare le performance: Utilizzare indicatori chiari e oggettivi per valutare il rendimento dei dipendenti.
- Documentare le evidenze: Raccogliere dati e documenti che dimostrino il calo di produttività e il confronto con i colleghi.
Offrire supporto: Prima di procedere al licenziamento, valutare la possibilità di formazione o riassegnazione a mansioni più adatte.
Avv. Marco Zaia
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